APPROVATI I NUOVI REQUISITI PER LE STRUTTURE SOCIO-ASSISTENZIALI: LA GESTIONE DIVENTA PIU’ SEMPLICE

La Giunta Zingaretti ha modificato dopo 10 anni la normativa sui requisiti minimi per l’autorizzazione all’apertura e al funzionamento delle strutture socio-assistenziali residenziali e semi-residenziali per minori, disabili, anziani e persone con problematiche sociali. L’Assessore Visini: “Meno costi per la burocrazia, più risorse per la qualità e servizi più vicini alle persone”

Diventa più semplice la gestione delle case famiglia, delle comunità alloggio e delle case di riposo nel Lazio. La Giunta regionale ha modificato la normativasui requisiti minimi per l’autorizzazione all’apertura e al funzionamento delle strutture socio-assistenziali residenziali e semi-residenziali che ospitano minori, disabili, anziani e persone con problematiche sociali.

I nuovi parametri fissati dalla Regione sostituiscono quelli fissati nel 2004. Nel corso degli anni la normativa aveva mostrato alcune criticità segnalate sia dai Comuni che dalle realtà che gestiscono le strutture: gli standard strutturali ed organizzativi erano ritenuti troppo elevati e onerosi e rendevano spesso non sostenibile economicamente la gestione delle case di accoglienza. Un’analisi sistematica degli standard da parte della Regione ha portato quindi alla revisione dei requisiti.

VISINI: MENO ONERI, PIU’ QUALITA’
“Abbiamo voluto liberare le strutture di accoglienza da una serie di obblighi e di oneri che rendevano più complicata la gestione dei servizi senza che ci fosse un beneficio per gli utenti”, spiega l’Assessore alle Politiche sociali Rita Visini. “Abbiamo prestato la massima attenzione per evitare che la semplificazione degli standard avesse un impatto negativo sull’offerta: anzi, grazie a questo provvedimento le case e le comunità saranno messe in condizione di potenziare le proprie attività per gli ospiti. Meno costi per la burocrazia si traducono in più risorse per la qualità e servizi più vicini alle persone”.

COSA CAMBIA: PARAMETRI STRUTTURALI SEMPLIFICATI
Nel dettaglio, viene riparametrato il rapporto tra numero di operatori e numero di ospiti: per esempio, nelle strutture semiresidenziali per anziani si passa a un operatore ogni dieci utenti anziché sei, mentre in quelle per disabili si potrà avere un educatore ogni dieci ospiti anziché uno ogni tre. Nelle strutture di tipo familiare e comunitario, come le case famiglia e i gruppi appartamento, di notte sarà obbligatoria la presenza di un solo educatore anziché due, lo stesso per gli operatori nelle comunità alloggio per anziani.

Semplificati anche alcuni requisiti strutturali: per esempio viene eliminato il requisito del servizio igienico a uso esclusivo degli operatori nelle strutture familiari e comunitarie. Per quanto riguarda le case di accoglienza per donne in difficoltà, i bambini sotto i tre anni verranno esclusi dal computo della ricettività, mentre fino a oggi venivano conteggiati insieme alle loro madri finendo per ridurre il numero dei posti a disposizione in struttura per le altre donne.

ARRIVA IL REQUISITO DI ONORABILITA’ PER GLI OPERATORI
Diventano invece più stringenti i parametri sulla qualità del servizio e sull’idoneità del personale di struttura. Viene introdotto il requisito di onorabilità per gli operatori, che non dovranno aver subito condanne per una serie di reati come quelli contro il buon costume, la famiglia e la persona, e dovranno dimostrare la propria idoneità psicoattitudinale alla mansione da svolgere. Vengono inoltre ridefiniti i titoli formativi e professionali richiesti, dalla laurea in ambito sociale, pedagogico, psicologico o sanitario per i responsabili delle strutture fino al titolo OSS per gli operatori socio-sanitari, che se sprovvisti del diploma dovranno avere un’esperienza professionale almeno quinquennale.

Il provvedimento introduce esplicitamente nella normativa le forme di assistenza residenziale “leggera” come i programmi per la semi-autonomia di disabili, donne in difficoltà, persone con disagio sociale e per i ragazzi che al compimento dei 18 anni devono lasciare le strutture per minori. Vengono infine rafforzati gli aspetti pedagogici ed educativi nei centri diurni per minori e potenziati i centri diurni per disabili come risposta flessibile alle esigenze delle famiglie che hanno bisogno di supporto per qualche ora nell’arco della giornata.

COME CAMBIA L’ACCREDITAMENTO
La Giunta ha anche riformato i requisiti per l’accreditamento delle strutture pubbliche e di quelle private convenzionate, sia residenziali che semiresidenziali. Chi vorrà entrare a far parte della rete dei servizi sociali pubblici dovrà garantire standard qualitativi elevati dal punto di vista del personale, della struttura (sarà obbligatoria l’adozione del codice etico per le case famiglia e le comunità alloggio, mentre le case di riposo per anziani dovranno possedere la certificazione ISO 9000) e del benessere degli ospiti. Proprio gli utenti delle strutture saranno chiamati a dare una valutazione annuale del servizio ricevuto, che concorrerà alla valutazione complessiva da parte dei servizi sociali territoriali per la conferma dell’accreditamento.

PRESTO LA RIFORMA DELL’ASSISTENZA DOMICILIARE
Annunciata anche la riforma dei requisiti per l’accreditamento degli organismi che attuano il servizio pubblico di assistenza domiciliare socio-assistenziale. Dice l’assessore Visini: “Sono pronte le linee guida, partiamo da un progetto già articolato che vogliamo condividere e rendere in qualche modo partecipato, per arrivare anche in questo caso ad un’approvazione rapida”. Obiettivo di fondo è quello di potenziare l’integrazione socio-sanitaria e favorire la deistituzionalizzazione.